Un incontro del gruppo di lettura della Biblioteca
"Fa un freddo cane, il corpo è minuscolo, paonazzo, scuro. Sembra un mollusco sporco di radici marine. La donna si sbriga, lo strofina senza troppa poesia. E' il suo mestiere, cavare pesci dal mare. Arriva il lamento di una sirena, la luce vacilla, poi un'esplosione, nessuno ci fa caso più di tanto. La donna impreca come si fa con dei vicini troppo rumorosi. La guerra è dentro di lei, nelle sue braccia di cava-bambini.
" Venuto al mondo", Margaret Mazzantini
Da circa due anni Loretta Finelli, la Responsabile della biblioteca Comunale organizza e tiene le fila di un gruppo di lettura-. A ritrovarsi insieme circa ogni mese, per dibattere intorno a un libro scelto nell'appuntamento precedente -sono quasi tutte donne, quasi tutte abitué della biblioteca e delle sue iniziative, assetate raccoglitrici delle primizie - le novità librarie del mese. Gabriella, ad esempio, si occupa con costanza e passione del bookcrossing; Eliana viene a dare una mano ogni giovedì per riordinare i libri per ragazzi,ed è anche molto brava a leggere le storie ai bambini.
A fine serata c'è sempre qualcuno che posa sul tavolo una torta preparata in casa. Un'altra signora ha preparato dei biscotti. Deposti i libri, si utilizzano bicchieri di carta e tovaglioli. Si tratta di un altro tipo di condivisione, che suggella quella delle pagine, e che rinnova il patto di leggere ancora un altro libro insieme, quello che è stato designato di comune accordo a fine discussione.
I testi finora scelti dal gruppo sono stati i più disparati: si è passati da Pirandello a un saggio di Baricco; dalle narrazioni di Bradbury a quelle di Frank McCourt
Nell'incontro di mercoledì 16 febbraio al centro della discussione c'era il romanzo Venuto al mondo di Margaret Mazzantini.
Venuto al mondo è un testo denso, doloroso. La Mazzantini parte dal racconto diretto e senza filtri di situazioni amorose e familiari allargando man mano il periscopio al mondo della guerra nell'ex Jugoslavia.
Come se si declinasse gradualmente l'apertura di una serie di matrioske nel gruppo si sono dischiuse le diverse angolazioni dei punti di vista.
Ivana ha annunciato subito di non essere riuscita a terminare il libro; questo ha generato nei presenti un singolare discorso ellittico di alcuni dettagli della storia, per tema di rivelarle il finale.
Ivana ha esordito dicendo che nelle pagine già lette "si è ritrovata". Pietro, Il figlio di Gemma, la protagonista, le richiama alla mente suo figlio, il rapporto che ha con lui.
A Liana il libro è piaciuto per lo stile della scrittura. Non l'è pesato il continuo flashback dell'io narrante.
L'ha affascinata la descrizione della maternità ricercata a tutti i costi dalla protagonista. La rappresentazione della guerra. Liana l'ha vissuta a distanza- come molti italiani - come un fatto virtuale. Invece, la lettura del romanzo l'ha precipitata nella storia.
E soprattutto, mentre sfogliava queste pagine in tv guardava sfilare le immagini delle guerriglie in Libia; questo l'ha doppiamente colpita. Giura: "Questo libro mi ha cambiato. Ho dovuto rileggerne subito delle parti per sentirmelo più mio."
Liana non aveva mai letto libri della Mazzantini: ora è curiosa di saperne di più.
Simmetrica e speculare la visione di Marzia che aveva attraversato i luoghi della guerra prima della lettura del romanzo. E' stata in Bosnia alcuni mesi fa, ha visitato in quell'occasione un orfanatrofio che ospita "i figli della guerra". Il romanzo per lei è stato un modo per cercare risposte a domande che erano rimaste sospese durante quel viaggio.
Marzia sottolinea che nel romanzo, se nei primi capitoli viene esplicata l'idea di un forte senso materno, vengono narrate relazioni amorose, si parla di intimità, degli amori., nella seconda parte del testo affiora l'atrocità dell'uomo nel contesto della guerra, l'orrore di comportamenti disumani. Lo vede come diviso in due parti immaginarie. E' come la natura umana, che ha due lati, dice Marzia :"Ci sono persone che possono fare i cecchini in quel modo, e ci sono persone che non riuscirebbero mai a farlo".
Loretta interviene: non è sicura che la delimitazione fra bene e male nell'essere umano sia così netta. In contesti particolari alcune persone possono esprimere un'ombra, una crudeltà che nel quotidiano non affiora facilmente. Soprattutto se si agisce all'interno di un branco.
Anche Gabriella, come Marzia, è stata in Bosnia. Prima della guerra, dice, si avvertiva già la tensione fra il Sud e il Nord della ex Jugoslavia, a cui non può fare a meno di associare gli squilibri fra Sud e Nord dell'Italia. " Sono solo loro che lavorano, solo loro che producono." Quando esiste una superiorità autoconclamata nascono intolleranze, si gettano man mano, inesorabilmente nella terra i semi della violenza. A Gabriella viene in mente a questo proposito un film visto recentemente, L'onda. "La divisa uno si veste di un abito e cambia dentro. Forse, può accadere in ognuno di noi".
Eliana interviene con annotazioni acute e dense. Il libro le è piaciuto. Ha una scrittura efficace che " fa capire i sentimenti". Descrive il romanzo come una "bella architettura di vicende" e pensando a ciò che ha detto Gabriella crede che la guerra come la sterilità siano esperienze che si comprendono fino in fondo solo se vissute in prima persona.
L'ha colpita il personaggio della protagonista. Come si approccia Gemma alla vita?
Dice Eliana: a volte"le nostre vite navigano in questo fiume ma restano isolate, non si sentono partecipi della corrente che cammina" e ancora:"Lei è così piena di paura, di rabbia, così guardinga nel suo vivere; persino con il figlio non ha mai un po' di dolcezza" .
I personaggi sembrano a Eliana estremi, come certe aggettivazioni della scrittura un po' gratuite."Lumache viscide, muri diacci, lame di luce che ti spaccano la fronte: non c'è una cosa che non sia bella che non contenga in sé qualcosa di tragico. La vita è sofferenza per lei. "
Federica ha apprezzato moltissimo la costruzione del romanzo, la sua struttura, i tempi del racconto. "E' stato quasi come leggere la trama di un buon giallo. La Mazzantini semina indizi nel corso del romanzo che riguardano il finale e l'evoluzione dei personaggi E' costruito molto bene".
Sandraha avvertito tutta la forza delle emozioni raccontate nel romanzo."E' una scrittura che ti entra dentro. Non mi aspettavo quel finale."Mi ha colpito Gemma, questo suo essere poco sicura di sé, il voler avere un figlio a tutti i costi, anche se non è capace di esprimere dolcezza nei confronti dei bambini. Sembra più che voglia un figlio per non perdere il marito.
Mariolina ritorna sul tema della violenza di cui si è discusso a inizio incontro.
"Viviamo in giorni di estrema ferocia", dice."E' la lotta fra bene e male che si sviluppa dalla notte dei tempi. E non ne veniamo a capo".
Mariolina mette a fuoco la stupenda figura del padre di Gemma, capace di amare la figlia in modo disinteressato, intenso, delicato.La figura della madre sbiadisce rispetto a quella paterna. La figura di Diego e degli altri personaggi maschili sono sempre tratteggiate in positivo bilanciando l'asprezza di un maschile che in guerra può uccidere e stuprare senza pietà.
A Berardino il libro è piaciuto moltissimo. Ha sentito espressa nel romanzo la dialettica della vita, attraverso vissuti che celebrano l'amicizia, l'amore, l'affetto filiale, la maternità, i moti spirituali. Berardino ha letto la storia entrando in empatia con Gemma, ha vissuto con lei il rapporto con la famiglia, l'evolversi della sua personalità. Come Mariolina, ha apprezzato la valenza positiva delle figure maschili.
Anche Luisa ha amato la figura del padre di Gemma, la sua delicatezza, la grande capacità di amare. Certe descrizioni poetiche l'hanno emozionata profondamente. Immagini diafane, acquerellate con delicata malinconia o con aspra e cruda nettezza. "Diego è il fotografo delle pozzanghere. I coltelli delle olive i cecchini li usano per estirpare gli occhi."
Il bilancio dei commenti su Venuto al mondo è stato favorevole. Questo libro ha creato in tutti i componenti del gruppo un forte processo di immedesimazione. È uno sguardo sul mondo che non risparmia al lettore gli aspetti oscuri di ciò che incontra senza però mancare di trattenere un filo di luce, la presa d'atto che dal male della Storia possano nascere anche figlie buoni, e non solo in senso figurato. Qui si celebra la nascita di una vita umana che merita d'esistere a dispetto dell'oscura matrice, della notte senza luna che ha segnato il suo concepimento.
Patrizia Caffiero
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